Perché con Cirielli o con Fico la Campania continua a sprofondare
di Luigi Cerciello
Cambiano i simboli, cambiano le facce, ma la sostanza resta la stessa: distanza, assenza, disinteresse per la Campania reale, interessi ed aspirazioni romane.
Da un lato Edmondo Cirielli, candidato del centrodestra, uomo di governo e di missioni all’estero; dall’altro Roberto Fico, volto nazionale del centrosinistra, simbolo di palazzi e talk show romani.
Entrambi parlano di cambiamento, ma rappresentano – in modi diversi – la continuità della politica che ha abbandonato il territorio.
Cirielli: il politico delle missioni, non dei cittadini
Vice Ministro degli Esteri, più presente tra i dossier internazionali che nelle piazze campane, Cirielli è la fotografia di un centrodestra assente da un decennio.
Parliamo di numeri, non di opinioni: Edmondo Cirielli, oggi candidato del centrodestra alla presidenza della Regione, ha partecipato solo al 4,1% delle votazioni parlamentari e risulta in missione nel 93,3% dei casi. In dieci anni nessuna delle 19 proposte di legge a sua firma è diventata legge, e nessuna riguarda la Campania o la provincia di Salerno.
Dal 2012, da quando ha lasciato la presidenza della Provincia, non ha più ricoperto incarichi locali, non propone progetti per la provincia di Salerno, non parla di piani industriali, di sanità territoriale o di infrastrutture, vitali per lo sviluppo di un territorio vasto come quello della provincia di Salerno. In compenso, è diventato esperto di Azerbaigian e politica estera. Nel frattempo, la Campania affonda nella crisi sanitaria, nelle infrastrutture dimenticate, nelle coste erose e nei fiumi inquinati.
Sul fronte opposto, Roberto Fico rappresenta la versione “buonisto-assitenziale” dello stesso problema: lontananza dal territorio e mancanza di concretezza.
Dieci anni trascorsi tra Montecitorio e la Rai, da Presidente della Camera e poi figura simbolo del “campo largo”, oggi è “istituzionalmente” a spasso ed in cerca di una ricollocazione.
Roberto Fico promette discontinuità dal sistema De Luca, ma la sua candidatura nasce da una coalizione che di quel sistema è erede diretta e di cui noi stiamo patendo le conseguenze.
A un mese dal voto, il suo programma resta un elenco di buone intenzioni: sanità pubblica, ambiente, assistenzialismo ecc..
Parole senza numeri, senza cantieri, senza scadenze.
Nella provincia di Salerno, dove le emergenze sono pronto soccorso sotto pressione e servizi carenti, trasporti e lavoro, (non assistenzialismo) fuga dei giovani, spopolamento e persino denatalità (fino a pochi anni fa eravamo i primi per natalità in Italia), non risulta una sola scheda operativa, un solo piano territoriale, un solo progetto definito. Sono dunque Due facce della stessa moneta, una moneta che vale molto, molto poco.
Cirielli e Fico non potrebbero essere più diversi nello stile, ma uguali nel risultato:
- nessuno dei due ha governato la Campania,
- nessuno dei due ha vissuto i problemi dei comuni salernitani, e più in generale di tutti quelli campani
- nessuno dei due ha costruito una presenza reale sul territorio.
Uno viene da Roma via Farnesina, l’altro da Roma via Montecitorio.
Entrambi tornano in Campania solo per la campagna elettorale (e pure poco).
E così, i cittadini si ritrovano ancora una volta senza un candidato che li conosca, li ascolti e li rappresenti davvero. Salerno è la grande dimenticata.
La provincia più estesa e complessa della regione – 158 comuni, dall’Agro nocerino al Cilento – è la vera cartina di tornasole.
Qui nessuno dei due schieramenti propone un piano sulla rete ospedaliera, un intervento sulla mobilità interna, un investimento sull’economia del mare, sull’agricoltura del Sele, sul recupero e la valorizzazione economica delle aree interne.
Salerno non compare né nelle mappe del centrodestra né nei programmi del centrosinistra.
Per entrambi, la Campania finisce dove comincia Napoli.
Cirielli rappresenta il passato che non cambia; Fico, il cambiamento che non arriva.
Due modelli che si inseguono a specchio, ma nessuno dei due costruisce futuro.
La verità è semplice: con entrambi siamo rovinati, perché uno è l’assenza di ieri e l’altro la promessa vuota di oggi.
La Campania non ha bisogno di missioni all’estero o di palazzi romani: ha bisogno di chi vive qui, conosce le difficoltà, parla la lingua della gente e affronta i problemi ogni giorno.
“Dalla padella alla brace e viceversa: ecco perché la Campania merita finalmente qualcuno che ci metta la faccia, la presenza e il coraggio di fare” non l’ennesimo sfruttamento elettorale e l’abbandono, per guadagnarsi poi un posto di Governo a Roma.
