8 Novembre 2025

Addio panchine in Piazza Bolognini: quando la cura è peggio del male

iazza bolognini salerno

di Luigi Cerciello

Salerno – Nel cuore del quartiere Carmine, in una delle sue piazzette più frequentate, Piazza Bolognini, sono sparite le ultime panchine. L’amministrazione comunale le ha rimosse nei giorni scorsi, ufficialmente per “contrastare il degrado e i bivacchi” che, secondo le segnalazioni, avevano trasformato l’area in un punto critico per la convivenza civile.
Una misura che, però, sta sollevando più di un dubbio. Perché, come spesso accade, si è colpito l’effetto anziché la causa.

L’idea di fondo è semplice — e disarmante: se sulle panchine si radunano persone moleste, allora basta togliere le panchine. Problema risolto.
Ma a farne le spese sono stati anziani, cittadini e famiglie che quelle sedute le usavano davvero: chi si fermava a scambiare due parole, chi attendeva un amico, chi trovava in quella piccola piazza un raro spazio di pausa e di socialità. Oggi restano solo spiazzi vuoti, che più che ordine trasmettono desolazione.

Una “cura” che elimina il paziente

La giustificazione del Comune parla di una “misura temporanea”, legata a un progetto di “riqualificazione e valorizzazione dello spazio pubblico”.
«Una volta ripristinate le condizioni di ordine e comportamenti più civili, sarà possibile ricollocare le panchine», spiegano dagli uffici comunali.
Ma in molti si chiedono: quali azioni concrete sono state messe in campo per affrontare le cause reali del degrado?
Perché togliere un arredo urbano non significa risolvere un disagio sociale. Significa solo spostarlo altrove.

Il paradosso è evidente: invece di rafforzare servizi sociali, controlli, centri di accoglienza e percorsi di recupero, si preferisce eliminare l’oggetto su cui il problema si manifesta. Una logica simile — fanno notare alcuni cittadini — a quella con cui negli ultimi anni sono stati capitozzati o abbattuti alberi in varie zone della città: cresciuti senza manutenzione, diventano “pericolosi”, e la soluzione diventa tagliarli, non curarli.

Il diritto (negato) di sedersi

Nel rione Carmine, una delle aree più popolose e vitali di Salerno, gli spazi di socialità sono già pochi. Le panchine erano uno dei pochi punti d’incontro spontanei per anziani e residenti.
Toglierle significa togliere un piccolo ma concreto diritto urbano: il diritto al riposo, alla sosta, alla presenza nello spazio pubblico.
In una città che si definisce “a misura di cittadino”, l’assenza di una seduta diventa un gesto simbolico: il cittadino “perbene” deve spostarsi, chi resta in strada è un problema da rimuovere.

Il simbolo di un metodo

La vicenda di Piazza Bolognini è più di un episodio locale. È il riflesso di una strategia amministrativa miope, che confonde la rimozione con la soluzione.
Invece di chiedersi “Come rendere questo spazio sicuro, vivibile, accogliente?”, si sceglie la scorciatoia: “Togliamo ciò che dà spazio al problema”.
Il risultato è una piazza più vuota, ma non per questo più sicura. E, soprattutto, un segnale politico e culturale: quando non si sa come gestire il disagio, si cancella ciò che lo rende visibile.

Molti residenti ironizzano amaramente: «A Salerno si risolvono i problemi sociali come si potano gli alberi: tagliando tutto».
Un modo di governare che preferisce l’immagine all’intervento, la rimozione alla responsabilità.

E se, come si dice spesso, in Italia non c’è nulla di più definitivo di ciò che è “temporaneo”, allora c’è da temere che le panchine di Piazza Bolognini non torneranno tanto presto.
Nel frattempo, gli anziani restano in piedi. E la città, un po’ più spoglia e meno umana, perde un altro piccolo pezzo della sua vita di quartiere.

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