Ambulanze, emergenza sanitaria e funerali, il confine invisibile del business nel salernitano
Dalla Piana del Sele al cuore di Salerno c’è un confine sottile che separa – o dovrebbe separare – l’emergenza sanitaria dal business del lutto. Un confine che, a guardarlo da vicino, spesso svanisce. Ambulanze e agenzie funebri si muovono sullo stesso terreno, a volte intrecciate da interessi economici, altre volte da vere e proprie connivenze.
Tutto inizia nel 2019, con una sfilata di ambulanze a sirene spiegate per festeggiare un’elezione comunale. Un episodio curioso, che accende i riflettori su un sistema opaco. Da lì parte l’inchiesta “Croci del Silaro”, coordinata dalla Procura di Salerno, che nel gennaio 2021 porta a undici misure cautelari e sequestri per oltre sedici milioni di euro tra conti, immobili e mezzi di soccorso.
Gli inquirenti descrivono una rete di imprese capace di controllare, tramite prestanome, sia associazioni di ambulanze convenzionate con l’ASL sia diverse agenzie funebri locali. L’obiettivo, secondo le accuse, era creare un monopolio di fatto sul trasporto dei malati e sulla gestione dei funerali. Il processo è ancora in corso e tutti gli imputati vanno considerati innocenti fino a sentenza definitiva, ma l’indagine ha aperto uno squarcio su un fenomeno che nel Salernitano non sembra isolato.
“Chi soccorre il paziente non può essere lo stesso che gestisce il funerale”: la frase, contenuta nelle carte della Procura, sintetizza la radice del problema. Chi interviene in emergenza conosce prima di tutti nomi, esiti e contatti familiari. Se quella stessa rete controlla anche le onoranze funebri, la trasparenza si dissolve e la dignità delle famiglie si fa vulnerabile.
Nel Cilento, tra Capaccio Paestum e Agropoli, il sistema sarebbe emerso in tutta la sua estensione: cooperative, onlus e imprese collegate, un’unica regia e due business paralleli. Già nel 2018, però, a Cava de’ Tirreni, un’inchiesta – poi archiviata – aveva segnalato presunti patti di “spartizione delle salme” tra associazioni di soccorso e agenzie funebri. A Scafati e nell’agro nocerino, la DIA ha poi smascherato ditte funebri intestate a prestanome per aggirare interdittive antimafia e mantenere il controllo del mercato.
Nel capoluogo, la situazione è più sfumata ma non meno preoccupante: oltre quaranta agenzie funebri operano a Salerno e nell’hinterland, molte a ridosso dell’ospedale “Ruggi d’Aragona”, nonostante la legge vieti la presenza diretta di operatori del settore nelle strutture sanitarie e nelle loro immediate vicinanze. Le inchieste recenti mancano, ma le segnalazioni no: pubblicità indebite, presenze non autorizzate nelle camere mortuarie, concorrenza spietata, minacce e, in alcuni casi, titolari o parenti di imprese funebri che gestiscono anche servizi di trasporto infermi per l’ASL.
A complicare il quadro è arrivata una sentenza della Corte costituzionale (n. 62/2025), che ha stabilito l’impossibilità per le Regioni di vietare alle imprese funebri di gestire anche trasporti in ambulanza non urgenti. Una decisione che, formalmente lecita, rischia di spalancare nuove zone grigie: quando la stessa azienda gestisce entrambi i settori, può accedere a dati sensibili e informazioni sanitarie critiche riservate, con il pericolo che finiscano per alimentare strategie commerciali di spietata concorrenza sleale.
Gli esperti chiedono da tempo una riforma chiara: separare i servizi di trasporto infermi dalle attività funebri, pubblicare online appalti e convenzioni ASL, istituire un registro nazionale di incompatibilità e rafforzare i controlli antimafia e la vigilanza nei pronto soccorso e nelle camere mortuarie.
Il caso “Croci del Silaro” non è solo una pagina di cronaca giudiziaria. È il sintomo di un sistema fragile, dove la linea tra chi salva vite e chi accompagna l’ultimo viaggio resta troppo sottile. Finché la trasparenza non diventerà regola, il rischio è che le stesse storie continuino a ripetersi, identiche nel metodo e nel silenzio.
Fonti: Procura di Salerno, DIA, ASL Salerno, Corte Cost. n. 62/2025
