Elezioni in Campania: Blueconomy la sfida da affrontare e vincere per la crescita

Una volta fissata la data delle elezioni regionali in Campania resta da vedere se e come gli schieramenti che si contenderanno la leadership affronteranno la delicata ma vitale tematica della blueconomy.
Dando per scontate le enormi potenzialità dell’economia del mare nella regione non sono altrettanto scontate le politiche da attuare per valorizzarle e fare crescere l’occupazione compatibilmente con le esigenze di tutela ambientale.
A tutt’oggi, nonostante i numeri importanti che accompagnano la filiera, tali potenzialità sono ancora frenate da una serie di criticità: inadeguatezza di alcune infrastrutture portuali e una gestione affidata con troppa faciloneria ai Comuni, una carenza di pianificazione integrata della fascia costiera, evidenti lacune nella regolamentazione dei procedimenti amministrativi per il rilascio di concessioni demaniali marittime con conseguenti riflessi negativi sull’esigenza della certezza del diritto per gli operatori, inquinamento marino e assenza di misure atte a frenarne l’avanzata, abuso edilizio sulle coste, complice una vigilanza troppo “leggera” degli enti locali, debolezza delle politiche di formazione e qualificazione professionale dei funzionari preposti all’evasione dei procedimenti amministrativi relativi.
Manca quel coraggio di investire in una cabina di regia, come l’Assessorato al Mare e alla Portualità con supervisione di tecnici qualificati sui procedimenti amministrativi e sulla normativa da adottare, di una visione strategica di lungo periodo in assenza della quale persiste una frammentarietà delle azioni che limita l’impatto degli investimenti pubblici e privati.
Per superare queste debolezze, è indispensabile elaborare una strategia regionale dell’economia del mare, capace di integrare i diversi comparti, promuovere la sostenibilità, sostenere la ricerca, attrarre investimenti e incentivare la formazione tecnica e manageriale.
L’istituzione di tavoli permanenti di concertazione tra autorità di sistema portuale, comuni costieri, università e imprese può rappresentare uno strumento utile per coordinare gli interventi, condividere dati e orientare le politiche pubbliche che interessano il settore.
Infine, è fondamentale promuovere una nuova cultura del mare: un’educazione ambientale diffusa che coinvolga scuole, comunità locali e operatori economici, e che riconosca il valore del patrimonio marino non solo come risorsa economica, ma come elemento identitario e collettivo di lunga tradizione che occorre preservare ad ogni costo per le generazioni future.
L’economia del mare, per la Campania, non è soltanto una promessa di crescita, ma una necessità storica, geografica e culturale. Non si può assolutamente perdere l’ ennesima occasione per restituire centralità al rapporto tra uomo e mare, tra sviluppo e tutela, tra innovazione e tradizione.
Una sfida che può e deve diventare una delle colonne portanti del programma della futura amministrazione regionale.