Tommasetti: “Basta con il malgoverno di De Luca, la Campania merita competenza e rispetto”
Denuncia dura e senza sconti quella di Aurelio Tommasetti, candidato alle regionali per la Lega, ex rettore dell’Università di Salerno e oggi capogruppo dell’opposizione in Consiglio regionale. L’occasione è stata l’apertura del suo comitato elettorale in via Posidonia, 27 a Torrione, dove il professore ha parlato davanti a una platea gremita di cittadini, professionisti e studenti, tracciando un bilancio impietoso di dieci anni di gestione De Luca. “Coerenza, Competenza e Coraggio: sono queste le tre C del mio impegno per la Campania” – ha esordito Tommasetti – “valori che in questa regione sembrano essere stati dimenticati in un decennio di promesse mancate, di sprechi e di offese al buon senso e alla dignità dei cittadini”. Il primo fronte della denuncia è quello sanitario, simbolo del fallimento amministrativo dell’attuale governo regionale. “A Salerno – ricorda Tommasetti – avevamo un polo cardiologico d’eccellenza, riconosciuto in tutta Italia ed in tutta Europa. Funzionava alla perfezione. È stato smantellato per logiche di potere e favoritismi. Oggi assistiamo a pronto soccorso chiusi, medici del 118 inesistenti sulle ambulanze, liste d’attesa infinite, reparti fantasma a favore del nuovo ospedale di Salerno. Annunciato nel 2023, doveva essere già operativo. Siamo nel 2026 e non c’è nemmeno la prima pietra”. Per l’ex rettore, è una ferita personale: “Se esiste l’Azienda Ospedaliera Universitaria, è grazie alle battaglie che ho condotto per il suo riconoscimento. Vederla oggi abbandonata è un colpo al cuore. La sanità non può essere terreno di propaganda o amicizie politiche”. Non meno dura la denuncia sul fronte ambientale. “Cinque milioni di ecoballe c’erano e cinque milioni di ecoballe ci sono ancora. Le hanno solo colorate, camuffate. Il governo Renzi aveva stanziato fondi enormi, ma i bandi non sono mai partiti. La Campania è rimasta soffocata dai rifiuti, altro simbolo dell’immobilismo e dell’incapacità di chi ci governa”. Ancora un altro punto dolente è quello dei trasporti. “Il nostro parco treni è mediamente otto anni più vecchio rispetto a quello nazionale. Le aree interne sono isolate, i bus inesistenti, e anche l’Università di Salerno ne risente: con collegamenti efficienti avremmo più studenti, più vita, più economia. Ma De Luca continua a raccontarci una Campania felice che non esiste, mentre interi territori vengono abbandonati all’emigrazione e allo spopolamento.” Sul piano economico, Tommasetti punta il dito contro la gestione dei fondi: “Bandi chiusi, riaperti e richiusi a seconda degli ‘amici degli amici se ci sono oppure no. Fondi agricoli sprecati, opportunità perse, aziende abbandonate. Siamo diventati lo zimbello delle cronache nazionali: la Campania di Crozza e delle caricature, in cui oltre De Luca c’è anche Fico, non quella della produttività e del merito. Siamo passati dal centro sinistra al centro sociale”. Ma l’attacco più diretto è rivolto al clima politico imposto dal presidente uscente. “Un governatore che insulta ministri, presidenti del Consiglio e persino consiglieri regionali non può rappresentare i cittadini campani. La Campania non ha bisogno di guerre, ma di buona amministrazione. Servono rispetto istituzionale e capacità di governo, abbiamo la responsabilità di circa sei milioni di cittadini”. L’ultimo affondo riguarda la formazione: “Siamo la penultima regione d’Europa per qualità formativa, lo dice Eurostat. Le imprese mi dicono che mancano tecnici, operai specializzati, professionisti. Eppure abbiamo speso milioni in corsi di formazione che purtroppo spesso risultano anche fatti da improvvisati, scuole fittizie, progetti senza futuro” Ed è chiara questa sorta di trasformazione della formazione in un bancomat politico, non in uno strumento di crescita. “Non abbiamo un vero assessore alla sanità, né ai trasporti. Io credo nella forza dei cittadini, nella meritocrazia, nella concretezza delle soluzioni. Per questo – conclude Tommasetti – serve un cambio netto. Non possiamo permettere altri dieci anni di parole e di offese”.
